Performance Estemporanea - ARTI E TERAPIE 2

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Performance Estemporanea

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Ci sono due ordini di motivazioni che stanno alla base del mio lavoro sulla performance estemporanea, uno di carattere personale e l’altro socioeconomicoculturale. In realtà questi due ambiti sono anche strettamente correlati.
Le ragioni personali si riferiscono ad un bisogno che mi accompagna da sempre e cioè quello di libertà, un termine chiaro ed anche generico per certi versi. Una delle forme in cui questo anelito si è rivelato è a livello onirico, come movimento spontaneo, fluttuante, libero appunto, in varie situazioni più o meno quotidiane. Il passaggio dal sogno all’agito diventava essenziale per innescare di riflesso un processo trasformativo-evolutivo nella veglia.
In realtà, come ho già detto, i due piani personale e generale sono collegati, perché sempre più diventa tangibile la prigione ammantata di falsa democrazia e falso progresso che invade ogni piano della vita. Lo scontro quotidiano con i poteri forti, che invalidano ogni regola del diritto, negando ogni concetto di eguaglianza, riduce sempre più l’individuo a uno stato di impotenza, di semischiavitù, dalla quale ci si dibatte con una lotta impari. Anche se la maggior parte delle persone probabilmente vive grazie al placebo di un’esistenza migliore, per lo più rappresentata dal possesso, l’artista fortunatamente ha una ricchezza importante e cioè la sua arte, uno spazio di libertà per antonomasia. Spesso però anche l’arte è vincolata, imprigionata, oltre che dai personali condizionamenti, da quelli rappresentati da tutto ciò che è istituzione, programmazione, pubblico, soldi, finanziamenti, spazi per la rappresentazione ecc.
Non esiste più quasi la possibilità di una mediazione di fronte all’evoluzione che ha preso l’organizzazione umana incanalata in tutti i campi su strade ben precise dai potentati economici. Il bisogno di una rottura, di una destrutturazione a tutti livelli, naturalmente partendo da quella più difficile che è interna a sé, diventa un’esigenza sempre più irrefrenabile.
“Bisogna assumersi la responsabilità della propria libertà”, questa è la frase che un giorno mi è folgorata dentro, insieme alla necessità, che gradualmente diventava più chiara, di vivere l’impulso poetico nel momento in cui esso si manifestava a me.
Da questo inizio, ha preso forma una modalità di lasciare fluire questo impulso in completa improvvisazione e nel luogo che, in quel momento, suscita un’attrazione. Si tratta, volendo teorizzare, di portare la poeticità in tutti i luoghi del quotidiano, di trovare e scoprire che ogni angolo di mondo è palcoscenico non solo per recitare un ruolo stereotipato, ma per vivere la propria natura essenziale poetica.
La performance prende luogo, si realizza nella coincidenza assoluta di performer, passanti e azione.
E’ un atto irripetibile per queste condizioni incontrollabili, in quanto non progettate, se non per il fatto di decidere un’ora prima, il giorno prima di uscire per un’azione, senza sapere per forza il luogo che eserciterà il suo richiamo. Il primo impulso è quello del performer che agisce il proprio bisogno poetico; successivamente subentra la variante dello spazio, il risuonare del luogo con la condizione della persona. La performance è imprevedibile perché non nasce da una rappresentazione più o meno stabilita; il rapporto con uno spazio, non vissuto in precedenza performativamente, rende questo incontro non programmabile. Si tratta di coincidenza allo stato puro, di un incontro non preventivato, nello stesso tempo questo incrocio di elementi, persone che, se vogliono, possono prendere parte, risultano per me veramente affascinanti. E’ una possibilità che possa accadere qualcosa e creare una sorta di appuntamento valido solo per coloro che si trovano a passare per il luogo dell’azione. E’ una “coincidenza significativa” e prima di ogni cosa perché è un appuntamento con se stessi.

PERFORMANCE ESTEMPORANEA URBANA
 
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